A parte il gioco, a parte la tattica, a parte gli schemi: a questa Juve manca infinitamente ciò che l’ha resa grande. Sì, proprio la personalità. Emigrata un po’ a New York con Pirlo, scappata in Baviera con Vidal, tornata a casa a Buenos Aires con Tevez. E non sostituita. O meglio: non ancora. Perché il ritorno di Khedira – che oggettivamente non potrà essere il salvatore della patria – in fondo conforta, così come quello di Marchisio: saranno loro a far girare una giostra inceppatasi sul più bello.
CONFUSIONE – No, stavolta non c’è stata sfortuna che abbia tenuto: c’è stato solo il Napoli. Attento, preciso, senza la frenesia di dover fare tutto per bene, senza la paura di poter essere ad un passo dal baratro. Quella infatti era tutta bianconera: e in mezzo al campo era palesato un nervosismo che ricorda i tempi peggiori. Hernanes, vertice basso, ha creato poco e distrutto tanto; Pogba resta vittima del suo strafare. Anche quando magari servirebbe più garra e meno veroniche. Anche quando servirebbe farsi scaricare palla e prendersi le responsabilità. Nulla, zero.
Sono loro le immagini più nitide che arrivano dal San Paolo. Loro, l’emblema di questa Juve: caduta prima sul mercato, poi in campo. Miserabilmente ed inesorabilmente senza idee. E quindi senza gioco.
CERCASI 10 – Allegri l’ha pensata nel suo stile: Hernanes avrebbe tenuto le redini del gioco, Pereyra avrebbe spaccato in due la partita. E poi Lemina a dar botte, Pogba col suo estro. Ecco: è andata totalmente nel verso opposto. Nel senso che il brasiliano non si è visto, né si è fatto vedere; l’argentino ha più interdetto che giocato. Mentre tra i due francesi c’è stato uno scambio di maglie nello spogliatoio: perché l’uomo più in voga era l’ultimo arrivato, non certo il pezzo pregiato da cento milioni suonati.
Chissà quanti ne vale oggi, Pogba. Ancora una volta la preda preferita della sua stessa voglia di strafare. Tutt’altra storia rispetto a Cuadrado: che è fresco, pimpante, con una velocità di gamba e di pensiero che in altri contesti avrebbero fatto la differenza. La novità della serata riguarda proprio il colombiano: quand’è entrato (tardi, troppo) ha smosso la Juve e la sua vecchia grinta, piazzato stranamente tra le linee. Da dieci puro. Aria di novità in arrivo?
LEMINARGH – La novità più bella però resta la fiducia incondizionata con cui l’ambiente Juve sta premiando Mario Lemina. Un mastino, il francese. Però dai piedi buoni, educati. E dal temperamento di un giocatore navigato. Manna dal cielo, di questi tempi. Che di personalità si difetta, figurarsi di dinamismo. Sarebbe sembrato paradossale ad inizio campionato, ma la realtà dei fatti è che Allegri deve ripartire proprio dall’ex Marsiglia: il più tonico, il più quadrato. Il più coerente con la linea bianconera di questi ultimi quattro anni. Già, l’ultimo arrivato. Significherà pur qualcosa…
Cristiano Corbo