La Juventus ha finalmente vinto, e pure con merito, una partita di campionato, ma la soddisfazione per aver abbandonato l’ umiliante posizione in graduatoria nella quale stagnava prima di rifocillarla sul terreno dello stadio Luigi Ferraris in Genova, quartiere Marassi è, al momento, fine a se stessa.
La preoccupazione di non poter fallire ancora un volta l’ appuntamento con la vittoria, oltretutto al cospetto di un avversario che sul proprio terreno si è sempre svelato dannatamente ostico ha certamente influito pesantemente sulla linearità della prestazione, enfatizzando oltre misura le sesquipedali difficoltà nella costruzione del gioco già emerse durante le precedenti esibizioni.
Per cui, non è assolutamente il caso di intonare canti fescennini ne di attribuire significati particolari ai tre punti di giornata; sono stati il corroborante brodino assunto da un convalescente del quale non è dato sapere se riuscirà a ristabilirsi del tutto.
L’ incontro con i grifoni rossoblu ha infatti consegnato agli annali un rotondo punteggio all’ inglese e null’ altro da ricordare, a meno che, auspicabilmente, non diventi la pietra miliare sulla quale è stata eretta una rimonta che si profila comunque decisamente ardua.
La palpabile tensione che, come un boa, avvolgeva nelle sue spire entrambe le contendenti, ha conferito alle prime fasi della partita gli inusuali contorni di una finale, con le stesse molto attente allo studio reciproco, tatticamente bloccate e strenuamente dedite al compimento di errori non provocati.
La bruttura, intinta nella noia e contrassegnata da un’ infinita quantità di palloni rinviati da Madama a casaccio nella speranza che pervenissero al terzetto d’ attacco, è durata venti minuti. Un lasso di tempo nel quale il solo Cuadrado, mal assecondato dal tanto generoso quanto inconcludente Mandžukić, aveva cercato di ravvivare una manovra bianconera più raggrinzita di un’ antica pergamena e già succube del centrocampo genoano.
L’ ingresso di Pereyra, subentrato a Morata anche nella posizione in campo, pur pagando dazio all’ inesistente piede sinistro del tucumano, insufflava effervescenza e regalava ai Campioni uscenti la soluzione alternativa allo scontatissima ricerca del colombiano in affitto; giacché, stante l’ ormai conclamata abiura ad ogni velleità di realizzazione con i calci di punizione e la persistente ininfluenza di Pogba nella declamazione dello spartito, sarebbe stato inutile sostituire l’ ex madrileno con un’ altra punta.
L’ innesto ha fruttificato in fretta, tant’ è che la prima rete è giunta proprio a seguito di una bella iniziativa dell’ argentino e a dispetto della maldestra conclusione del polpo francese, fortunosamente corretta con la provvidenziale ed involontaria collaborazione di Lamanna.
La vita dà, la vita toglie. A marzo, il portiere di provenienza comasca parò un rigore a Tévez, stavolta ha restituito con gli interessi quel goal negato; allora non incise sulle sorti della gara, questa volta sì, ed anche pesantemente.
Fatto sta che, riassaporata l’ ebbrezza di essere passata in vantaggio per prima, la Vecchia Signora, pur ruminando calcio si è tranquillizzata un pochetto e giovandosi dell’ ottima forma dell’ ex gioiello gigliato è riuscita a condurre in porto la prima frazione addirittura in superiorità numerica.
Tutto quasi troppo bello, a prescindere dall’ evidente scollamento tra la linea difensiva e quella degli incursori. Una frattura da ricomporre, o quantomeno ridurre, con l’ ausilio di tutori meno rudimentali di quelli offerti da Sturaro e Lemina.
La ripresa è durata giusto un quarto d’ ora. L’ ineccepibile penalty conquistato da Chiellini scriveva l’ epitaffio su giochi nel complesso poco “Preziosi” e il nuovo “10” lo firmava senza tentennamenti.
Quel che ne è seguito ha ingenerato qualche sgomento, perché al comprensibile rilassamento non è corrisposta un’ ottimale gestione della pratica. La Juve ha preferito ritrarsi, per quanto ordinatamente anche troppo, e delegare al contropiede le possibilità di arrotondare il bottino.
Nonostante alcune ghiotte opportunità, perfino troppe in relazione alla qualità di gioco espressa, lo score è rimasto invariato soprattutto per demerito del lungagnone croato; sulla sua lucidità ha certamente inciso la gran mole di lavoro sporco a cui si è assoggettato, ma certi errori sono ugualmente ingiustificabili, specie quando compiuti nel suo territorio di caccia preferito, cioè: i pressi dell’ area piccola.
Se non altro, i guantoni di Buffon sono rimasti intonsi; per la stagione corrente, un inedito.
C’ è comunque parecchio da lavorare e non è detto che basti. Ovvio che farlo sulla scia di una vittoria aiuta ed incentiva la leggerezza d’ animo, che però non deve tradursi nell’ errata convinzione di aver risolto i problemi e questo compete al preposto farlo capire.
Noi possiamo solo sperare che gli ultimi infortuni non si traducano in altre lungodegenze, là davanti la coperta, a differenza della classifica, è maledettamente corta…
Ezio MALETTO ( @EzioMaletto )
This post was last modified on 21 Settembre 2015 - 11:39