Ha regalato la vittoria alla Juve su uno dei campi più difficili al mondo. Ha festeggiato con una scivolata dirompente sotto lo spicchio di chi lo ama. Ha concluso di sinistro un pallone pesante quanto una carriera intera. E poi ha sorriso, com’era giusto e naturale che fosse. Di chi stiamo parlando? Di Alvaro Morata: il delantero bianconero che è tornato di prepotenza nel cuore di tutti. E che ora ha qualche sassolino da togliersi in un mare di scarpe, tant’è che La Stampa ha accolto volentieri ciò che aveva da dire. Ecco le sue dichiarazioni.
TROPPO ODIO – “Difficile vincere a Manchester, soprattutto dopo essere andati sotto, ma ce l’abbiamo fatta. C’è tanta gente che non vuole bene alla Juve: ma è normale, abbiamo vinto quattro scudetti di fila. Però noi sappiamo quel che dobbiamo fare, e siamo tranquilli: abbiamo dimostrato che quando giochiamo insieme. Ci sono tante squadre buone, che si sono rinforzate: non so se siamo i più forti, ma so che alla fine della stagione saremo lì, per vincere lo scudetto”.
I SINGOLI – “Del gol ne avevo bisogno io, come la squadra di questa vittoria. Da attaccante, sono felice di non giocare contro Buffon è tra i migliori portieri al mondo, ed è difficile, se guardi anche all’età. Però poi vedi come si allena, tutti i giorni, e come para. Fargli gol è davvero dura”
PARTENZA IN SALITA – “È vero, siamo partiti male. Ma è vero pure che ci sono stati tanti cambi, quasi mezza squadra nuova. Si può capire. Il calcio è così, anche dopo una partita giocata molto male, con il Chievo, e io sono stato il primo ad aver giocato male. A Manchester invece abbiamo lottato tutti insieme, e giocato come l’anno scorso, quando abbiamo fatto tante partite in Champions, una questione tattica: in Europa non difendono come in italia, dove è più difficile giocare. In Champions ci sono più spazi e maggior possibilità di costruire: ma noi dobbiamo lavorare per vincere anche in Italia”.
NUOVO RUOLO – “Allegri mi ha detto: ‘Alvaro, oggi dovrai correre tanto’. Alla fine l’ho fatto, e il premio è stato il gol. Ogni partita ha una storia e quando si gioca in Italia contro una squadra che si difende solo, è più difficile”.