Affermare che il processo di ridimensionamento della squadra che ha demoralizzato l’ italica concorrenza nelle ultime quattro stagioni sia stato ulteriormente suggellato dal modesto punticino strappato al Chievo Verona, peraltro tra le mura amiche, sarebbe corretto solo se di quel complesso si ravvisasse ancora qualche traccia.
Quella squadra non c’ è più e nemmeno è possibile affermare l’ esistenza di un’ entità che l’ abbia sostituita, giacché l’ abborracciata compagnia di giro che si palesa vestendo casacche bianconere onuste di gloria recente e passata, non è una compagine coesa, organizzata, tecnicamente all’ altezza e motivata a ripercorrerne le orme, ma bensì la tristissima rappresentativa di un’ azienda convinta che siano gli utili di bilancio a produrre i risultati e non il contrario.
La prestazione che ha permesso a Juventus Football Club S.p.A. di acciuffare un pareggio sofferto, ma meritato, perché conseguito giocando quasi alla pari della capolista clivense, è stata sconcertante, deludente ed ampiamente scoraggiante ogni aspettativa di riscossa immediata o futuribile.
Quel che deprime chiunque abbia a cuore le juventine sorti, non è tanto la mancata vittoria quanto la consapevolezza che, almeno attualmente, mancano proprio i presupposti che inducano a presumere una possibile inversione di rotta.
Le episodiche ancorché casuali circostanze che avrebbero potuto consentire di graffiare il tabellone in maniera più incisiva e non capitalizzate più per insipienza propria che per influenza di un destino avverso, non debbono trarre in inganno l’ osservatore superficiale. Sono state i dettagli colorati, ma poco significativi, apposti sopra un abito sgualcito e maldestramente rattoppato.
La Juventus è oggi un eterogeneo coacervo di individualità non coaugulate in un collettivo solido e credibile. L’ eclatante assenza di una precisa identità e di un gioco anche solo approssimativo si è tradotta nell’ inesistente compattezza di una formazione scollegata tra i reparti, troppo lunga sul campo ed inesorabilmente costretta a chinare la testa nella terra di mezzo, un luogo ove gli ordinati gialloblu di Maran hanno potuto banchettare a piacimento provocando affanni e stranguglioni assortiti.
La genesi della manovra, lenta, improvvisata e mai fluida è stata demandata a portatori di palla completamente digiuni di qualsivoglia rudimento euclideo che, a testa bassa, l’ hanno trascinata confusamente in zone rese asfittiche dal preventivo ed ordinato piazzamento di una formazione veneta apparsa armonica ben oltre i propri meriti.
In siffatte condizioni solo l’ estemporanea magia dei più dotati poteva indirizzare diversamente l’ inerzia di un incontro già maldestramente battezzato prima che il finlandese Hetemaj estraesse il jolly a muscoli ancora freddini, ma l’ uomo teoricamente più attrezzato a produrla riposava in panca e le frecce che un arco già molto lasco avrebbe potuto scagliare nell’ accampamento nemico erano poco appuntite e sempre dannatamente orientate alla reciproca elisione per eccesso di una vicinanza il cui effetto sguarniva quasi sempre le zolle più scottanti.
L’ ottima partecipazione dell’ esordiente Alex Sandro, che ha rivitalizzato una fascia sinistra da tempo immemore orfana di un frequentatore così vivace, è stata l’ unico bagliore di una serata altrimenti molto buia e resa poi meno tale anche dal successivo ingresso di un Cuadrado voglioso ed in ottimo spolvero; il suo subentro in corso d’ opera ha permesso l’ assunzione di un assetto più logico ed ha travasato parte della confusione zebrata nell’ altrui schieramento.
Allo stato dell’ arte sarebbe opportuno scegliere temporaneamente un modulo a cui affidarsi e cementare qualche certezza alla quale aggrapparsi. L’ impressione, netta, è che il nervosismo serpeggiante ai piani alti di corso G. Ferraris stia progressivamente contagiando ogni meandro aziendale e, di riflesso, anche l’ area sportiva.
Addebitare ogni responsabilità alla conduzione tecnica sarebbe puerile. Pregi e difetti del sig. Allegri non si scoprono oggi: è un discreto gestore di risorse compattate da terzi, purtroppo impotente nel contenerne il deflusso ed assolutamente inadeguato a qualsivoglia proposizione costruttiva delle stesse quando l’ ordine dei fattori viene cambiato.
Manchester e le prossime due / tre sfide di campionato orienteranno quasi definitivamente l’ andamento di una stagione il cui abbrivio è sicuramente fallimentare. La virtuale linea del Piave è vicinissima; le modalità con cui verrà valicata determineranno le dosi d’ afflizione che il popolo di zebrolandia dovrà trangugiare.
La pazienza è poca ed i primi sonori segnali d’ insofferenza sono già stati trasmessi. Ad ogni dichiarazione d’ intenti debbono ora seguire i fatti, prima che sia troppo tardi, prima che negli altri si radichi l’ impietosa certezza che affrontare la Juve corrobora la classifica.
La storia insegna che prestare il fianco all’ oppresso scaturisce risultanze catastrofiche e difficilmente reversibili. Sapranno farne tesoro quanti si sono invece più alacremente dedicati all’ economia?
Le risposte sono dietro l’ angolo; la “Cuadradura” del cerchio, indubbiamente, è più distante.
Ezio MALETTO ( @EzioMaletto )