Di certo, l’andamento complessivo della partita ha influito non poco sulla sua prestazione singola. Non che si vogliano cercare scuse, anzi. Lo scollegamento totale tra i reparti, unitamente alla mancanza di idee e una scarsa vena realizzativa in avanti – nonostante l’attacco potenzialmente esplosivo – era visibile a tutti. Ciò però non giustifica la quasi totale pericolosità davanti alla porta difesa da Bizzarri. Insomma, i piedi caldi di Alvaro Morata pare siano rimasti a Berlino e Madrid. Quando eliminava il Real Madrid di Ancelotti. E segnava al Barcellona in finale di Champions.
Va bene, forse la prima uscita stagionale non si conta. Gli infortuni, probabilmente, influiscono più del previsto. Ma conta pure qualcos’altro. Lo scorso anno, in coppia con lui, correva l’Apache, Carlitos Tevez. Esperienza, tecnica e numeri d’alta scuola. Non che Dybala, un giorno, non possa raggiungere l’attuale centravanti del Boca Juniors. Eppure, in partite del genere, serve saper gestire la tensione. E due attaccanti giovanissimi, under 25, come ovvio che sia, difficilmente ci riuscirebbero.
Ottima personalità dell’ex Palermo sul calcio di rigore infilato sotto l’incrocio dei pali, imprendibile per chiunque. Tanta buona volontà, sebbene ancora poca concretezza in fase conclusiva. C’è tempo, però, per entrare nei meccanismi d’una squadra tutto fuorché rodata alla perfezione. Morata soffre proprio la mancanza di tale congettura circostanziale. Lui fungeva da finalizzatore della corale manovra offensiva bianconera. Ma quando lo schema viene meno, serve che il fuoriclasse cacci il classico “coniglio dal cilindro”. Piuttosto legittimo aspettarselo dallo spagnolo.
Paolo Panico
This post was last modified on 13 Settembre 2015 - 15:39