Prima le motivazioni della sentenza sul caso Moggi-Facchetti del Tribunale di Milano, poi quelle della Cassazione su Calciopoli. Due sentenze che, in quanto, tali vanno rispettate e, con le dovute modalità, analizzate, commentate. Tuttavia, come afferma Luciano Moggi sulle colonne di Libero, non tutti gli organi di stampa nazionali hanno dato uguale rilevanze alle due vicende. Perché “quando non interessa una notizia si cerca di eclissarla per quanto possibile, il contrario se fa comodo”.
CONTA SOLO IL TIFOSO DEL POSTO – “Calciopoli viene descritto in un modo da Tuttosport e riportato dal Corriere dello Sport in un altro, eppure hanno lo stesso editore. Un po’ come Hernanes che offese gravemente la Juventus e ora ne veste i colori. Meno male che esistono gli Ibra, che vestendo la maglia nerazzurra disse che gli scudetti li sentiva suoi. In alcuni giornali, non in tutti, è in uso il vezzo di fregarsene se si fa del male a persone, la sola cosa che conta è essere graditi ai tifosi del posto, si guarda più a vendere il giornale che al male che si arreca“.
RISALTO SOLO ALLE NOTIZIE CHE PIACCIONO – “Quando non interessa una notizia si cerca di eclissarla per quanto possibile, il contrario se fa comodo. E’ il caso del processo intentato contro il sottoscritto da Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, perso dallo stesso Facchetti in malo modo, di cui si trova notizia in poche righe quasi nascose. Se avessi perso avrei avuto l’onore di qualche prima pagina. C’è chi invece mette in risalto l’appello che il figlio farà delle motivazioni stesse, io mi auguro che ci ripensi Gianfelice perchè sbagliare è umano e perseverare è diabolico. Non si sono fatti mancare neppure le conclusioni che ne ha tratto il suo avvocato: “Ma Giacinto scherzava”. Carine davvero! Cosa gli vogliamo dire… Come un orologio svizzero è arrivata loro in soccorso la Cassazione con la pubblicazione delle motivazioni di Calciopoli dove in 10 anni di processi hanno solo saputo parlare di strapotere di Moggi, di reati consumati neppure l’ombra, a differenza di altri, solo alcuni a consumazione anticipata, che vorrebbe significare delitto ‘senza il morto’. Più o meno come il ‘sistema strutturale’ del processo sportivo, assente nella procedura disciplinare, le partite non alterate, il campionato regolare e gli arbitri assolti. La privacy è giusta per tutti salvo per il sottoscritto, le schede svizzere che servivano per commerciale e mercato, definite segretissime, non possono essere considerate tali perchè intercettate dal maresciallo Zino e company che hanno asserito, a processo come testi, che non producevano traffico. Il che vuol dire ‘che c’era traffico che non interessava loro”.
This post was last modified on 10 Settembre 2015 - 16:22