Cambiare non è mai facile, in nessun campo, figurarsi nel calcio. Cambiare dopo 4 anni di vittorie e di dominio in campo nazionale è complicatissimo. La dirigenza ha fatto il suo dovere, perché ha venduto (magari si poteva ottenere qualcosa di più dalle cessioni di Tevez e Llorente, ma sorvoliamo) chi doveva andar via e ha comprato un mix di gioventù, freschezza ed esperienza. Nei ruoli in cui è stato speso molto – la seconda punta e l’esterno di sinistra -, sono stati comprati i due prospetti più interessanti del panorama internazionale: Paulo Dybala e Alex Sandro.
La sola gioventù non porta alla vittoria – Come ampiamente spiegato da Marotta nella conferenza stampa di presentazione di Hernanes e Lemina, la gioventù non equivale alla vittoria. Una squadra troppo giovane è discontinua, non ha esperienza e nel presente non porta grandi risultati. È per questo che la dirigenza di Corso GalFer ha portato Mandzukic, Khedira ed Hernanes, per dare carisma ad una squadra che, con le partenze di Pirlo, Vidal e Marchisio, aveva carenza di personalità. Personalità che, però, si può, anzi, si deve trovare in casa. Ed ha un nome, un cognome e un numero: Paul Pogba 10.
E’ il tuo momento, Paul – Allegri l’ha spronato sui giornali: “È il suo anno!” Ce lo auspichiamo e lo crediamo tutti. Paul non è più il giovane dalle belle speranze, non è più il futuro del centrocampo mondiale, è la solida realtà. Nelle scorse annate, se non girava Paul, veniva coperto da Pirlo, da Vidal o da una giocata di Tevez. Quest’anno non si può permettere tutto questo. La maglia che porta sulle spalle ha un chiaro messaggio criptato: “Ehi, Paul, prenditi la squadra sulle spalle e trascinala verso la vittoria”. Lo hanno ammesso anche i compagni, uno su tutti Evra, ma lo crede tutto il mondo del pallone. Pogba deve diventare l’arma in più della Juventus, il nuovo leader, non solo del centrocampo, ma della squadra. Già nello spogliatoio deve essere considerato un senatore, alla pari di Buffon, Bonucci, Barzagli e Chiellini. Uno della vecchia guardia.
Addio discontinuità – Il fattore che dovrà abbandonare Paul è la discontinuità. Nelle scorse stagioni, tante volte ha dimostrato di avere i numeri del fuoriclasse un giorno e quelli del dormiglione un altro. Anche quest’anno, in Supercoppa è stato il migliore in campo, mentre contro Udinese e Roma sembrava il cugino di secondo grado del vecchio Paul. Secondo Allegri, però, è tutto figlio di una preparazione che ha costretto i calciatori a partire a rilento.
Da dopo la sosta, però, si fa sul serio: il nuovo Paul Pogba dovrà essere il leader della nuova Juventus e trascinarla verso nuovi successi.
Luigi Fontana (@luigifontana24)