Brutta partenza, non c’è che dire. La vittoria in Supercoppa aveva illuso che la Juventus fosse quella somma che rimane invariata scambiando l’ordine degli addendi, ma non è così; il doppio colpo Mandzukic – Dybala di Shanghai ci ha detto una bugia.
Le uscite con Udinese e Roma portano a galla già alcune grandi verità, la prima è che la quasi perfezione del sistema “allegriano”, con quattro difensori e un trequartista, ha retto finchè gli interpreti erano quelli consueti, amalgamati fraternamente da tre anni di vissuto “contiano”, da battaglie, vittorie, rimonte e cavalcate; una volta levate alcune colonne portanti, tutto il costrutto non esiste più. Anche se il sistema di gioco rimanesse tale da oggi alla fine dei giorni, o addirittura tornasse costantemente ad essere quel 3-5-2 provato per tre anni e un po’, il risultato non sarebbe lo stesso. LA JUVE NON E’ LA STESSA. E’ UN’ALTRA SQUADRA. Inutile fare paragoni col passato, è un anno zero e come tale dimentica l’era precedente. Contro Udinese e Roma Allegri ha scelto il 3-5-2 e, nonostante chi è rimasto lo conosca a memoria, i risultati ottenuti non hanno neanche cugini lontani con quelli passati.
GLI INTERPRETI – Volti nuovi, ce ne sono tanti. Complice alcuni infortuni, quelli di Morata e Marchisio su tutti, l’undici bianconero ha mostrato novità in entrambe le uscite, come quel curioso Padoin messo al posto di Pirlo, con ovvi compiti di schermo più che impostazione, come Coman e Mandzukic, poi Dybala dalla panchina. Pirlo, Vidal e Tevez hanno lasciato un buco più profondo di quanto previsto che al momento non si è riusciti a colmare e la sensazione è che ci vorrà ancora un po’. Ma c’è di più. Quel vuoto non verrà mai colmato, al massimo potrà essere riempito, in ugual misura, un altro spazio. E’ forse un concetto un po’ astratto, ma sottolinea la diversità della squadra. SI PUO’ RESTARE VINCENTI, MA IN ALTRO MODO.
Le geometrie di Pirlo in rosa nessuno può fornirle, come la grinta associata alla qualità di Vidal, e la forza, protezione di palla, freddezza sotto porta di Tevez? Stesso discorso. I nuovi acquisti possono dare altre cose, per questo l’obiettivo non deve essere “riportare tutto a come era l’anno scorso”, ma creare qualcosa di differente che abbia medesima efficacia e riuscita.
LA CHIAVE – Un nome? Cuadrado. Lui è l’emblema del cambiamento. Vero che può giocare da esterno nel 3-5-2, ma perchè limitarne la pericolosità con compiti di copertura, ripiegamento, quando ha potenziale per far male da attaccante laterale? 4-3-3. Se tutto è diverso, può esserlo anche il modulo. Morata ha già dimostrato di saper far male quando attacca da sinistra e di sicuro potrà farlo da centravanti, Dybala non avrebbe problemi a decentrarsi e puntare il centro del campo dal lato, Mandzukic non disdegna certo i cross. E i centrocampisti? Marchisio play, Pogba e un vice Vidal; lo ripetiamo, uno come Vidal in rosa non c’è. Che giochi Sturaro, Pereyra o Khedira, pregando che non si faccia male ripetutamente, non si avrà più l’apporto del cileno, ma con una Juventus diversa nessuno potrebbe accorgersene. Potrebbe non pesare.
Tra i tifosi serpeggia negativismo, disfattismo. Si parla già di disastro, di demolizione di qualcosa che non funziona più. Quel che bisogna tener presente è che la qualità in rosa c’è, ma è DIVERSA. Chi pensa che comprare Dybala significhi avere Tevez, ma più giovane, si sbaglia, chi pensa che aver Khedira o Sturaro, e non Vidal, non crei differenza, si sbaglia. Allegri ha le capacità per reggere l’urto, ma occorre che si stacchi da quanto fatto l’anno scorso, che consideri quello che ha a disposizione e che abbia il coraggio di valutare se sia il caso di mischiare le carte.
Non per forza bisogna cambiare il sistema di gioco, ma per forza bisogna ricreare un giocattolo divertente come quello dell’anno scorso. Vale tutto. Buona fortuna Mister…
Roberto Moretti